Le città d’arte del Veneto

In primavera, in estate, in autunno e persino d’inverno, ogni stagione è buona per visitare le città d’arte venete, scrigni che custodiscono preziose testimonianze storiche e artistiche. Venezia, Verona e Vicenza, città inserite nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UnescoPadovacol suo elegante cuore cittadino; Treviso, “urbs picta” raffinata ma senza sfarzo; Rovigo col suo carattere schivo ma di classe; Belluno, la porta d’ingresso al magico mondo delle Dolomiti. Ma esiste un Veneto meno conosciuto fatto di borghi medievalicittà murateluoghi della spiritualitàcentri storici minori e siti archeologici, l’elenco sarebbe davvero lunghissimo… perché disseminati sul territorio si celano centinaia di tesori fatti anche di cultura, tradizioni e prodotti tipici che aspettano solo di essere scoperti!

 manifestazioni culturali, fiere e mercati, tanti occasioni di shopping, un’eccellente cucina e divertimento vi attendono nelle Città d’arte del Veneto. E tra chiese, palazzi, castelli, antiche dimore, ville, musei, strade lastricate, portici e giardini respirerete un’atmosfera di bellezza. Ovunque.

Bassano del Grappa

L’incantevole posizione geografica circondata da colline e favorita da un clima mite, consente al viaggiatore di immergersi nell’incanto di questa cittadina medievale situata in territorio vicentino.

Il contesto architettonico di Bassano del Grappa è un tuffo nell’arte: le vie del centro sono adornate dalle opere di autori come Palladio, Canova, Jacopo Da Ponte, Marinali e Dall’Acqua. A Bassano si trova il Museo Civico più antico nel Veneto che merita una visita assieme alla suggestiva Loggia dei Potestà.
Ma il monumento simbolo della città è il Ponte Vecchio, costruito sul progetto del Palladio che lega la sua immagine all’epopea degli alpini della Grande Guerra. Nei secoli, a causa di improvvise piene, è stato ripetutamente ricostruito rispettando ogni volta l’originario disegno palladiano. Ad un imbocco del ponte si trova il piccolo ma affascinante Museo degli Alpini che conserva al suo interno documenti storici e cimeli d’epoca.

Ma Bassano del Grappa è conosciuta anche per le due grandi tradizioni che l’hanno resa famosa: la ceramica, le cui produzioni, legate al prestigiosa famiglia Antonibon, sono ammirabili nel Museo della ceramica a Palazzo Sturm, e la tipografia sviluppata tra il 1600 e il 1800 dai Remondini, illustre famiglia di editori e calcografi artefici della più importante industria tipografica d’Italia.
Esempi architettonici dell’epoca medievale sono anche la Fortezza, eretta a difesa della città e della quale rimangono le torri e la cinta murarie; la Torre Civica, che permette di godere dall’alto di un panorama esclusivo sulle vicine montagne, e il Duomo.

Per chi vuole farsi tentare dalla tradizione gastronomica, troverà proposte saporite e gustose come gli imperdibili asparagi bianchi IGP di Bassano da assaporare accompagnati da una semplice salsa all’uovo o come base per deliziosi risotti.

Marostica

Credit e-borghi

Adagiata sulla fascia pedemontana che si estende dall’Astico al Brenta, poco distante da Vicenza e Bassano del Grappa, la città di Marostica è racchiusa tra le antiche mura dei suoi Castelli e conserva ancor oggi la magia delle epoche passate.

La caratteristica cinta muraria parte dal sovrastante Colle Pausolino e scende fino al centro storico, collegando il Castello Superiore a quello Inferiore. Il sentiero dei Carmini è il percorso panoramico che segue le mura regalando ai visitatori un panorama suggestivo. Una visita la merita il Doglione, anticamente detto Rocca di Mezzo, risalente all’epoca medioevale. L’edificio fu prima casello daziario per le merci in entrata ed in transito e poi sede della Cancelleria dell’archivio dei protocolli e dell’armeria.

La celebre partita a scacchi è considerata la massima espressione della tradizione marosticense, un momento magico per la cittadina vicentina, definita anche la Città degli Scacchi. Si tratta di una rievocazione medievale che rivive ogni due anni nella celeberrima Piazza degli Scacchi, di fronte al Castello Inferiore, e che prende spunto da una leggenda. Si narra, infatti, che nel 1454 due nobili guerrieri si fossero entrambi innamorati di Lionora, figlia del Castellano di Marostica. Questi vietò ai due contendenti di battersi in un cruento duello, imponendo invece una singolare sfida agli scacchi. La partita a pedine viventi si disputa il secondo venerdì, sabato e domenica del mese di settembre degli anni pari e coinvolge più di cinquecento figuranti vestiti con costumi d’epoca.

Chi giunge a Marostica in primavere rimarrà, invece, affascinato dalle morbide colline e dalla distesa dei ciliegi in fiore, un tenue colore bianco che dona alla chioma degli alberi un fiabesco candore. Roana, Sandra, Francese, Bella Italia, Milanese e Romana: sono alcune delle varietà prodotte in zona, talmente buone da potersi fregiare del marchio IGP (indicazione geografica protetta) e da molti anni protagoniste di ghiottissime feste.

Montecchio Maggiore

Credits VicenzaToday

Caratteristico borgo incastonato nella vicentina Valle dell’Agno, tra i dolci rilievi dei Colli Berici, Montecchio Maggiore conserva evidenti testimonianze storiche risalenti al Medioevo ed è troneggiata dal Castello della Bellaguardia e dal Castello della Villa, detti anche “Castelli di Giulietta e Romeo“. I manieri si guardano da secoli, in una posizione panoramica strategica, separati da un vallone ma vicini come i due infelici amanti. Probabilmente pochi sanno che la tragica storia di Giulietta e Romeo non è stata scritta originariamente da William Shakespeare, ma dal vicentino Luigi Da Porto, che ambientò la novella tra le mura dei due castelli di Montecchio.

Chi visita la cittadina non può perdersi una visita alla palladiana Villa Cordellina Lombardi, sontuosa dimora con il salone affrescato da Giovanni Battista Tiepolo, al quale sono attribuite anche i disegni delle statue che adornano il bellissimo giardino

Nove

Graziosa località vicentina situata tra Bassano del Grappa e Marostica, Nove è un rinomato centro di produzione di ceramiche artistiche sin dal Settecento.
Nato come insediamento rubato al corso fluviale, prende il nome da “nuove terre” e diviene area favorevole alla messa a coltura e all’attività manifatturiera proprio grazie allo sfruttamento delle risorse idriche.

Il fulcro del centro abitato è intitolato allo scultore novese Giuseppe De Fabris. La cittadina tutta è abbellita da opere di alcuni artisti locali che hanno concorso ad adornare in grés muri e pannelli. 
Nell’elegante Palazzo De Fabris, sede del Museo della Ceramica, è esposta e documentata la storia della ceramica veneta, novese e vicentina. Celebri le maioliche a forma di frutta barocca di produzione degli Antonibon, creatori del cosiddetto “stile Nove”. Le forme predilette sono motivi ornamentali a rilievo, decorazioni floreali e scene veristiche. Una menzione particolare merita la sezione dedicata all’arte contemporanea con circa trecento manufatti premiati in tutto il mondo, tra i quali spicca un grande vaso di Pablo Picasso, e la sezione dedicata all’esposizione dei cuchi, caratteristici fischietti in terracotta dalle forme animali lavorati da artisti e artigiani di Nove.

Ogni anno, in settembre, va in scena la Festa della Ceramica che anima le vie e la piazza con mostre e laboratori di cottura della ceramica all’aperto.

Cittadella

Credit Visit Cittadella

Cittadella è l’unica città murata di tutta Europa ad avere un Camminamento di Ronda medievale, di forma ellittica e completamente percorribile. Le mura sono visitabili con una passeggiata panoramica a 15 metri d’altezza, un’esperienza unica di “Camminare nella Storia”

Quando nel 1220 Padova commissionò all’architetto Benedetto Carturo la realizzazione di un avamposto fortificato che rispondesse all’espansionismo trevigiano nella zona del Brenta, l’area su cui oggi sorge Cittadella ospitava le antiche tracce di un passato romano che il periodo altomedievale aveva parzialmente cancellato.

Negli anni che seguirono – e per tutto il XIII secolo – si lavorò alacremente alla costruzione di una città cinta da mura possenti che potesse testimoniare la volontà di Padova di non arretrare nella zona settentrionale del suo territorio. Ne nacque, appunto, Cittadella, che venne dotata di una sua precisa autonomia governativa in virtù dell’importanza tattica del sito.

Col 1406 e l’assoggettamento di Padova a Venezia, anche Cittadella passò sotto il dominio della Serenissima. La sua caratteristica forma tondeggiante e le sue vie interne perfettamente ortogonali passarono dall’essere un funzionale sito militare all’essere un efficiente snodo commerciale, che comunicava con l’esterno grazie alle sue 4 possenti porte, la Porta vicentina, quella Padovana, quella Bassanese e quella Trevisana.

Col declino della Serenissima anche Cittadella, che aveva già perso terreno a favore di Castelfranco, visse un periodo di ridefinizione della propria identità. Oggi la città è uno dei centri storici più affascinanti del Veneto. 

Montagnana

Credit 10cose.it

Piccola ma elegante, Montagnana s’inserisce tra le città murate meglio conservate del Veneto con una imponente cinta muraria circondata da un fossato a prato, intervallata da ben ventiquattro torri e quattro porte, fra cui spiccano la porta Legnago e la porta Padova.

Oltre alla straordinaria fortificazione c’è ancora molto da vedere a Montagnana. Appena fuori Porta Padova, ad esempio, incontriamo Villa Pisani, dimora edificata attorno al 1550 sul progetto del Palladio e che si differenzia dalla tipica villa di campagna in quanto inserita nel centro storico. Accanto si trovano Castello di San Zeno e Palazzo Giusti Sammartini. Notevole è anche l’antico Monte di Pietà, uno dei più bei palazzi del Settecento, affiancato da Palazzo Valeri e dall’attiguo edificio abbellito da due camini in stile veneziano. I resti dell’antica chiesa di San Giovanni Battista sono ora le fondamenta del Palazzo della Loggia, mentre ove sorgeva una chiesa del X secolo ora risplende il Duomo dedicato a S. Maria Assunta.

Tra i tanti prestigiosi palazzi, merita citare l’imponente Palazzo Sanmichieli – ora sede del Comune – e il Palazzo Magnavin-Foratti, in stile gotico-veneziano. Addentrandoci per le strette vie della cittadina si incontra la chiesa di San Benedetto, sconsacrata e ora sede di mostre e convegni.

Affascinanti rievocazioni storiche e gustosi appuntamenti enogastronomici regalano ulteriore fascino e fama a questa città fortificata. La prima settimana di settembre si corre il Palio dei dieci comuni; l’evento è aperto da una sfilata di figuranti in costumi d’epoca e prosegue nel vallo, dove dieci fantini si sfidano in una gara emozionante. A maggio, invece, l’aria s’impregna del dolce profumo del Prosciutto DOP Berico-Euganeo servito durante la partecipata festa che attira ogni anno migliaia di buongustai.

Arquà Petrarca

Credit Arquapetrarca.com

Considerata la perla dei Colli Euganei, il borgo medievale di Arquà Petrarca mantiene intatti il fascino e la quiete che conquistarono il poeta Francesco Petrarca, tanto da essere stata ammessa nel ristretto club dei “Borghi più Belli d’Italia” ricevendo l’elezione a Bandiera Arancione del Touring Club.

Molti i siti e i monumenti di interesse storico e culturale che il borgo racchiude. Su piazza Roma si affacciano Palazzo Contarini, in stile gotico veneziano; la Chiesa di S. Maria Assunta, al cui interno si ammira la pregevole tela dell’Ascensione, opera di Palma il Giovane; nell’adiacente sagrato si trova la tomba del Petrarca, un’arca in marmo rosso di Verona che tuttora contiene le spoglie del Poeta.

Poco oltre, arrivando in Piazza San Marco si può ammirare l’Oratorio SS Trinità, chiesa cara al Petrarca, contenente l’altare ligneo seicentesco e un’altra pala di Palma il Giovane, e l’annessa Loggia dei Vicari, decorata con gli stemmi dei nobili rettori padovani. Per chi giunge ad Arquà è d’obbligo una visita alla casa in cui abitò il Petrarca. Immersa in un grazioso giardino, l’edificio conserva una serie di cimeli storici e opere appartenuti al Poeta.

Ritornando a passeggiare per le vie della cittadina s’incontrano Villa Alessi, oggi sede di eventi e concerti; Casa Strozzi, divenuta galleria d’arte; Villa Rova, tipico esempio di villa veneziana del ‘400. Villa Centanin accoglie, invece, una mostra permanente di antichi pianoforti ed è sede di concerti, compreso un festival di musica classica.

E a proposito di eventi e manifestazioni, Arquà Petrarca propone rievocazioni storiche (aprile-maggio), il Moscato Arquà Festival Jazz (settembre), la festa delle Giuggiole (ottobre) e la festa del pregiatissimo olio extravergine d’oliva che si produce nei vicini Colli Euganei (novembre).

Padova

Un viaggio tra passato e presente, tra la storia millenaria, le tradizioni e l’arte: questa è Padova. Una città ricca di bellezze, come il restaurato Palazzo della Ragione e la Loggia dei Carraresi, testimonianze dell’antico splendore della Signoria dei Carraresi; la Cappella degli Scrovegni con il prezioso ciclo degli affreschi del Giotto; le sculture del Donatello o le più moderne linee del monumento di Libeskind.

E’ un percorso tra la magnificenza degli antichi palazzi, nella spiritualità che si respira nelle sue Chiese – tra tutte le Basiliche di S. Antoniodi S. GiustinaIl Duomo con il suo Battistero romanico – tra il quotidiano brulicare dei mercati cittadini di Piazza delle Erbe e Piazza della Frutta, tra l’imponenza di Prato della Valle e sotto i millenari portici. Padova è anche la città della scienza che si sviluppa tra le antiche mura della sede universitaria del Palazzo del Bo e lungo i viali dello primo Orto Botanico universitario d’Europa.

Il presente di questa città, creativa e dinamica, si vive nella vivacità cittadina dei mercati, delle piazze, all’interno di raffinati ristoranti, nelle vecchie osterie, tra i tavoli dei bar storici come il Caffè Pedrocchi o nei locali alla moda dove si consuma il rito dell’aperitivo.

E’ impossibile, però, citare tutte le bellezze di Padova. Una città che di giorno si offre al visitatore con le sue strade, piazze affollate e tanta voglia di vivere. Mentre di notte assume un carattere più romantico e suggestivo. 
Una città che sa sempre raccontare storie bellissime, basta saperle ascoltare…

Un anno a…
– I fuochi di ferragosto (15 agosto) 
– Maratona del Santo (aprile)
– Festeggiamenti di S. Antonio (13 giugno)

Padova nel piatto
Una cucina che da un lato si rifà a quella veneziana, di cui conserva sapori e tradizioni, e dall’altro è legata alla campagna e alla fiorente agricoltura. Tanti i prodotti enogastronomici del padovano. Ci limitiamo a ricordare i vini DOC, il prosciutto Veneto Berico Euganeo DOP (il dolce prosciutto di Montagnana) e l’olio extravergine d’oliva veneto Euganei Berici DOP. Le eccellenze dell’enogastronomia padovana sono certificate dal marchio di qualità Padova da gustare e codificate nella Carta dell’eccellenza dell’enogastronomia padovana, che stabilisce i criteri per garantire l’assoluta tipicità, genuinità e rintracciabilità dei prodotti enogastronomici padovani.

La cinta muraria che circonda la città di Padova, capoluogo di provincia e centro tra i più significativi del Veneto, è frutto di una vera e propria stratificazione difensiva figlia di secoli di presidio e controllo del territorio.

La centralità e l’importanza di Padova risalgono alla prima età imperiale dell’epoca romana. Distrutto dalle incursioni ungare del VI secolo, l’apparato difensivo padovano viene ricostituito in età comunale, prima di essere ulteriormente potenziato durate la dominazione di Ezzelino Da Romano: Porta Molino e Porta Altinate sono i due varchi verso il centro cittadino che testimoniano i numerosi lavori di fortificazione del XIII secolo.

Con i Carraresi viene edificato Castelvecchio, ma è il passaggio alla Serenissima Repubblica che fa di Padova uno snodo cardine nel controllo della terraferma veneta. Le mura vengono irrobustite per resistere meglio alla moderna artiglieria e si aprono porte – come il Portello o Porta Savonarola- in grado raccordare la città alle principali vie di comunicazione. Grazie alla consulenza di alcuni tra i maggiori ingegneri e architetti rinascimentali, da Fra’ Giocondo ai Sanmicheli, e alla supervisione di condottieri esperti di guerra come Bartolomeo D’Aviano, le difese patavine si rafforzano progressivamente, con bastioni come il Cornaro o il Santa Croce.

Trascurate nei secoli successivi, le mura della città, grazie anche alle iniziative di un apposito comitato nato alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, sono state recuperate in più punti e offrono oggi al visitatore la possibilità di toccare con mano la lunga storia di Padova. 

Verona

Passeggiando per le vie del centro storico, lungo le sponde dell’Adige, la città dell’amore mostra le sue meraviglie. Segnata da diverse epoche, Verona racconta con le sue architetture, l’avvicendarsi di varie dominazioni: dall’insediamento romano, all’età dei comuni, all’epoca della Signoria degli Scaligeri fino alle dominazioni veneziana e asburgica. 
Nella centralissima Piazza Bra si erge maestosa l’Arena, l’anfiteatro romano che ospita da decenni la prestigiosa stagione lirica estiva. Sul “liston”, il largo marciapiede che segue l’andamento della piazza, si affacciano Palazzo Barbieri e della Gran Guardia mentre altri edifici nobiliari ospitano i locali solitamente frequentati da veronesi e turisti da tutto il mondo. 
Poco distante la Casa di Giulietta, con il famoso balcone, accoglie migliaia di visitatori affascinati dalla storia di Romeo e Giulietta, i due amanti della famosissima tragedia di Shakespeare.

Piacevole è passeggiare in Piazza delle Erbe, mescolandosi alla gente che anima quotidianamente il mercato cittadino. Per fare un salto nel passato, nel periodo di massimo splendore della Signoria Scaligera basta andare in Piazza dei Signori e ammirare Palazzo di Cangrande e la Loggia di Fra GiocondoPalazzo di Cansignorio e Palazzo della Ragione.

Meritano una sosta il Duomo, al cui interno è conservata la famosa pala del Tiziano, e poco lontano la Basilica di Santa Anastasia e il Teatro Romano. Da non perdere anche la visita alla Basilica di San Zeno, affascinante esempio di architettura romanica, e Castelvecchio, l’antico maniero fatto erigere nel XIV secolo da Cangrande II della Scala, attualmente sede del Museo Civico di Verona.

Verona è una città che si vive attraverso l’arte e le tante emozioni che sa suscitare. Passeggiando tra i palazzi, le chiese e le piazze sarà un viaggio che condurrà nella storia, mentre su tutto aleggerà  l’amore tormentato degli infelici amanti shakespeariani.

Un anno a…
– Festival Lirico Areniano (giugno-settembre) 
– Verona in Love (febbraio)
– Vinitaly (aprile)
– Fieracavalli (novembre)

Verona nel piatto
Anche il territorio veronese è ricco di prodotti genuini e di qualità: Riso Vialone Nano IGP, l’unico in Italia a fregiarsi del marchio europeo di Indicazione Geografica Protetta, Radicchio rosso di Verona IGP, formaggio Monte Veronese DOP, olio extravergine d’oliva Garda DOP, Marroni di San Zeno DOP. Prodotti che diventano ingredienti di squisite ricette e che si accompagnano con i vini DOC e DOCG della zona: della riviera gardesana (Bardolino, Bianco di Custoza, Lugana), di Soave, della Valpolicella e della Valdadige, oltre al famoso Amarone.

Verona è una delle mete classiche del turismo veneto, grazie al suo romantico centro storico e ai suoi deliziosi dintorni, che comprendono le colline della Valpolicella e i borghi e le spiagge sul Lago di Garda. Il viaggiatore che può dedicare qualche ora alla scoperta di Verona non può che apprezzarne l’aspetto monumentale, dato dalle imponenti tracce del passato legate all’edificazione, condotta a più riprese, della cinta muraria che protegge la città sull’Adige.

Verona, che conserva testimonianze degli antichi ingressi al centro d’epoca romana – primi tra tutti l’Arco dei Gavi e Porta Borsari, diventa una vera e propria città fortificata a partire dal ‘200, con gli interventi di Ezzelino da Romano.

Sarà tuttavia con la dinastia dei Della Scala che la città verrà totalmente munita: risale a questo periodo l’edificazione di Castelvecchio (1354) e l’innalzamento di una nuova cinta muraria, realizzata su progetto del magister Calzaro.
Dopo il passaggio visconteo, che lascia in città Castel San Pietro, con la dominazione veneziana Verona viene ulteriormente fortificata, grazie ai decisivi interventi architettonici cinquecenteschi di Michele Sanmicheli e Francesco Maria della Rovere.

Se con il periodo napoleonico parte dell’antica cinta viene smantellata, con gli Asburgo e la guida del maresciallo Radetzky – siamo a metà ‘800 – Verona viene dotata di un articolato apparato difensivo, costituito da forti e bastioni che cingono il centro storico della città.
Oggi il visitatore può apprezzare una cortina muraria che rimane intatta in più punti e baluardi di difesa che fanno di Verona una delle città murate più affascinanti della Regione.

Soave

Il Castello di Soave, arroccato su una dolce collina che svetta sulla pianura veronese, è una delle più pregevoli fortificazioni del Veneto. 

Edificato a partire dall’inizio del X secolo, al tempo delle incursioni degli Ungari nel Nord Italia, il possente complesso difensivo viene progressivamente ampliato ed abbellito, finché, con la dominazione di Cansignorio della Scala nella seconda metà del ‘300, non assume l’attuale profilo, che vede la maestosa rocca centrale al culmine di un’articolata e sinuosa cinta muraria.

Nei decenni successivi si consuma una vera e propria lotta per la conquista del Castello e del borgo che cresce al riparo delle sue imponenti mura. Gli scontri più sanguinosi si concentrano ad inizio ‘500 e si legano alle vicende della Lega di Cambrai, che vede una serie di attori di primaria importanza, primo fra tutti l’Impero asburgico, contrapporsi alla stella nascente della politica internazionale del periodo, la Repubblica di Venezia.

Soave viene più volte conquistata e persa dalla città lagunare e giunge ad una definitiva pacificazione solo nel corso del XVII secolo, quando la famiglia Gritti viene incaricata del controllo della fortezza, che passa, nell’ ‘800, alla famiglia dei Cristani-Camuzzoni che tuttora la gestiscono.

Oggi la Rocca è aperta alle visite e Soave è stata insignita della Bandiera Arancione che contraddistingue i borghi più belli d’Italia. L’antico passato medievale ha fatto di questa città del veronese, che ha perfettamente conservato la sua memoria, uno dei luoghi più suggestivi della Regione.

Valeggio sul Mincio

Un Serraglio lungo oltre tredici chilometri, un Castello Scaligero, un Ponte Visconteo: il periodo medievale ha lasciato testimonianze importanti e suggestive a Valeggio sul Mincio (VR) e nella vicina frazione di Borghetto, dove il territorio del basso Garda lascia spazio alla pianura mantovana.

Cresciuto in epoca longobarda, il centro di Valeggio assume una rilevanza strategica tra il XII e il XIII secolo. In questo momento viene edificata la chiesetta di Santa Maria, che verrà poi affidata alle cure dei Cavalieri Templari, e si iniziano a porre le basi per l’imponente apparato di difesa che giungerà a piena maturazione nel corso del ‘300.

Siamo sullo scorcio del XIV secolo quando Valeggio viene completamente fortificata. Poco lontano dall’imponente Castello, d’età scaligera, i Visconti commissionano un massiccio Ponte sul fiume Mincio, che collega la città a Borghetto, oggi sua incantevole frazione. Ad incorniciare il doppio borgo fortificato e a collegarlo con altri punti strategici nel controllo del territorio (Gherla e Villafranca), si alza un lungo Serraglio, cortina murata e merlata di cui attualmente sono apprezzabili alcune porzioni.

Con la conquista da parte della Repubblica di Venezia, Valeggio inizia a perdere la sua vocazione militare e a trasformarsi in un fiorente polo agricolo, specializzato nella coltivazione dei bachi da seta.
Oggi chi visita la città e la vicina Borghetto non può che apprezzare il ricco patrimonio medievale, lasciandosi affascinare dal passato dell’area.

Treviso

Treviso è una città da visitare in ogni stagione, con il passo lento di chi vuole assaporarne ogni angolo, scoprire scorci originali, respirare la tranquilla vita cittadina. Cuore della città e luogo di incontro dei trevigiani è piazza dei Signori con il suo Palazzo dei Trecento e l’elegante Loggia Dei Cavalieri.

I due fiumi, Sile e Cagnan, s’insinuano tra le vie e donano un fascino unico al centro storico racchiuso dalle antichissime mura. Le case porticate con le belle facciate affrescate che si riflettono sul canale dei Buranelli e l’Isola della Pescheria, creata nel fiume Cagnan per ospitare il mercato del pesce, raccontano lo stretto legame di Treviso con le sue acque.

Monumento notevole è il Duomo che contiene, all’interno della Cappella Malchiostro, gli affreschi del Pordenone e la pala con l’Annunciazione del Tiziano. Altri tesori artistici sono racchiusi nel polo museale di Santa Caterina dei Servi di Maria, tra cui il ciclo delle storie di Sant’Orsola di Tommaso da Modena, e alcune opere di G. Bellini, Lotto, Tiziano, J. Bassano. Merita una visita anche la chiesa domenicana di San Nicolò, con la celebre sala del Capitolo affrescata da Tommaso da Modena. Per gli amanti dell’arte l’appuntamento è nella Casa dei Cararresi, divenuta i questi ultimi anni sede di prestigiose mostre internazionali. Una città, insomma, che sa regalare momenti magici a chi ama camminare senza fretta seguendo i corsi d’acqua, sui ciottoli consumati dal tempo e dalla storia per ritrovarsi poi seduti in un osteria e nei piccoli locali affacciati sulle piazze ad assaporare le prelibatezze della terra trevigiana.

Un anno a…
– Festival Chitarristico Internazionale “Delle due città” (settembre)
– Treviso Marathon (marzo)

Treviso nel piatto
Radicchio rosso di Treviso e Radicchio Variegato di Castelfranco IGP, asparago bianco di Cimadolmo IGP (Indicazione Geografica Protetta), formaggio Casatella DOP (denominazione di origine protetta) e vini DOC e DOCG, tra cui il famosissimo Prosecco. Questi sono i prodotti più rappresentativi del territorio trevigiano, mentre tra i piatti tipici si ricordano risi e bisi (riso con i piselli) e sopa coada (zuppa di piccioni).

Sorta in età romana, Treviso diventa una città murata in epoca medievale. La crescita economica e demografica che caratterizza il pieno medioevo si traduce qui in un ampliamento del centro e nella sua fortificazione, funzionale alla protezione della città e al tempo stesso simbolo del suo dominio sul territorio circostante.

Tra XIII e XIV secolo Treviso viene progressivamente abbellita, tanto da potersi fregiare del titolo di urbs picta. A livello politico, si susseguono i governi delle potenti famiglie della zona, dai Tempesta agli Ezzelini, dai Collalto ai Da Camino, finché – e siamo nel 1339 – Treviso non si dona spontaneamente alla Serenissima, che, dopo una breve parentesi di dominio legata ai Carraresi, la mantiene saldamente fino a fine ‘700.

Il profondo legame con Venezia si traduce in una cura particolare della città e della sua cinta muraria, che viene allargata per contenere i borghi cresciuti fuori dalle mura e viene rinforzata per proteggere Treviso da eventuali attacchi esterni, diventati una vera e propria minaccia dopo le vicende di Agnadello e la sconfitta del capoluogo lagunare per mano delle truppe imperiali.

Oggi l’apparato difensivo, ben conservato, può essere apprezzato dal visitatore. Porta Santi Quaranta, il Bastione di San Marco, il Ponte Pria e la Porta Altinia sono solo alcune delle strutture fortificate che la città offre al turista desideroso di scoprire il suo importante passato.

Asolo

Asolo, in provincia di Treviso, può fregiarsi della Bandiera Arancione che contraddistingue i borghi più belli d’Italia. Elegantemente adagiata sui colli trevigiani, presenta una cinta muraria ben conservata che culmina nella Rocca fatta costruire da Ezzelino da Romano nel XII secolo. L’apparato difensivo della città viene rafforzato durante la dominazione dei Carraresi nel ‘300, ma è con il governo veneziano che Asolo raggiunge il massimo del suo splendore.

La nobile veneziana Caterina Cornaro, regina di Cipro costretta all’abdicazione in favore della Serenissima, sceglie a fine ‘400 la città per stabilirvi la sua residenza. Il Castello di Asolo, fiore all’occhiello della cinta muraria, diventa la sua dimora e qui la nobildonna inizia ad ospitare artisti e letterati. 
È l’epoca de “Gli Asolani” di Bembo e della pittura del Giorgione e l’apparato difensivo di Asolo, ormai città d’arte e cultura, più che confinare una roccaforte stringe e protegge uno dei maggiori centri intellettuali della terraferma veneta.

Oggi la cinta è ancora visitabile seppur parzialmente abbattuta durante il Regno Lombardo Veneto, mentre il Castello è diventato un museo dedicato a Elenora Duse.

Per comprendere lo sviluppo dell’apparato difensivo di Este, uno dei centri murati più significativi del Veneto, è necessario risalire al ‘200. La città viveva una lenta fase di ripresa dopo l’abbandono altomedievale, che aveva sancito la fine della prosperità d’epoca romana.

continui stravolgimenti politici e militari di quegli anni, dovuti allo scontro tra la famiglia degli Este, che avrebbe di lì a poco trasferito la sua residenza a Ferrara, e il clan dei Da Romano, signori di molti altre terre dell’area, fecero sì che il borgo si dotasse di una possente muraglia a difesa dell’uno o dell’altro contendente.

Una cinta muraria, quella estense, che viveva di continui distruzioni e rifacimenti. Questi ultimi aumentarono nel corso del XIV secolo: Cangrande della Scala, i Da Carrara di Padova e, infine, la Serenissima Repubblica – a cui Este si donò ad inizio ‘400 – contribuirono a modificare la struttura della cinta, fino a renderla difficilmente espugnabile.

Grazie anche al suo apparato difensivo, ancor oggi perfettamente conservato – si tratta di una muraglia larga più di un metro e mezzo, lunga oltre 1 chilometro, intervallata da ben 14 torri e culminante nel maestoso castello carrarese trecentesco– Este divenne un centro di mercato florido e protetto fino alla terribile peste del 1630. Nonostante il duro colpo subito, la città continuò ad attrarre visitatori da tutta Europa, diventando, grazie alla sua storia secolare , una tappa obbligata nei tour di artisti e letterati che percorrevano il Continente tra ‘700 e ‘800.

Portobuffolè

Credit VisitTreviso.it

Portobuffolé (TV) è un incantevole centro stretto da un’antica cinta muraria. Luogo fortificato fin dal X secolo, il borgo, che compare nella lista delle Bandiere Arancioni che contraddistinguono i più bei villaggi italiani, deve la sua fortuna alla sua strategica posizione sul fiume Livenza.

I poco più di 700 abitanti vivono in uno dei luoghi più suggestivi della Regione. La cinta muraria, rinforzata tra il XIII e il XIV secolo, serra le vie della piccola città, passata attraverso le dominazioni dei Da Camino – responsabili dell’abbellimento del Castello ad inizio ‘300 – dei Carraresi, del Patriarca di Aquileia e della Serenissima.

Proprio il governo veneziano fece di Portobuffolé uno snodo fondamentale nella rotta commerciale che univa Venezia all’area tedesca, stabilendo qui un fondaco, ovvero un magazzino commerciale, tra i più importanti della terraferma trevigiana.

Dopo una lenta fase di declino e spopolamento, iniziata a fine ‘700 e continuata nel corso del secolo successivo, da qualche decennio la città ha riscoperto la sua identità, proponendosi come meta turistica e storico-artistica. Il visitatore può oggi godere di un borgo tutelato e valorizzato, che lo accoglie non appena varca una delle porte – come l’elegante Porta Friuli – che offrono un passaggio attraverso la cinta muraria.

 Cison di Valmarino

Cison di Valmarino si trova in provincia di Treviso immerso nella vallata tra Vittorio Veneto e Follina e fa parte del Club dei Borghi più belli d’Italia. In epoca medievale il borgo fu un antico centro politico e amministrativo della contea di Valmareno. Immerso nel paesaggio collinare della Via del Prosecco il castello Brandolini, complesso fortificato costruito dalla famiglia dei Da Camino nel XII secolo e poi trasformato dai conti Brandolini, domina il borgo di Cison.

Il cuore del centro storico è Piazza Roma, sulla quale si affacciano edifici di interesse architettonico: la chiesa arcipretale di Santa Maria Assunta con la sua nobile architettura settecentesca, Palazzo Barbi, sede del comune, il teatro la Loggia e il Museo della radio d’Epoca. Merita una visita anche il complesso delle Antiche Cantine Brandolini, in origine scuderie poi riadattate alla conservazione di prodotti agricoli, dove ad agosto ha sede parte della celebre rassegna “Artigianato Vivo“, che riempie le vie del paese con prodotti artigianali, spettacoli e stand enogastronomici.

Cison è meta ideale anche per piacevoli passeggiate immersi nella natura come il percorso “vie dell’acqua” che ricostruisce la realtà artigianale del borgo attraverso un itinerario che risale la valle del fiume Rujo per raggiungere vecchi lavatoi, canalette e antichi mulini. Lungo il sentiero è possibile ammirare la natura rigogliosa e arrivare al Bosco delle Penne Mozze, luogo di forte impatto emotivo nato nel 1972 da un’idea del prof. Mario Altarui per “ricordare  un pianta ed una stele tutti i caduti alpini nati in provincia di Treviso”.

Possagno

Credits virosacmagazine.it

Ai piedi del Monte Grappa, Possagno è dominata dalla candida mole del Tempio Neoclassico, progettato dal celebre Antonio Canova, artista nato in questa città nel 1757. La solennità del colonnato dorico e l’eleganza del corpo centrale, ispirato al Pantheon, disegnano una struttura dalla bellezza senza tempo. Solo l’abside, in posizione elevata come nelle basiliche, riporta alla dimensione cristiana dell’edificio, pensato come chiesa parrocchiale e dedicato alla Trinità. Al suo interno si ammirano i capolavori canoviani: la Pietà in bronzo, l’Autoritratto marmoreo, le Metope in gesso, la grande Pala dell’altare maggiore e la Tomba.

Per conoscere a fondo la figura del grande artista, le sue opere e il metodo di lavoro, è d’obbligo una visita alla Gipsoteca, al cui interno si trovano i gessi che il Canova utilizzava come modello alle sculture marmoree. Sotto l’ampia volta a botte si susseguono le candide forme delle opere più famose, per una visione di grande suggestione, che culmina nell’abside entro la quale troneggia il grandioso modello dell’Ercole e Lica
Particolarmente apprezzata da milioni di turisti è l’ala Scarpa, realizzata dal famoso architetto veneziano Carlo Scarpa nel 1957, dove trova un’ottimale sistemazione la collezione dei Bozzetti canoviani in terracotta, opere “prime” tra le più ammirate dalla critica e dal pubblico.

A Possagno è visitabile anche la casa del Canova, all’interno della quale è stata istituita un’esposizione delle sue collezioni: dipinti, incisioni, disegni, alcuni marmi e addirittura gli strumenti da lavoro e alcuni vestiti dell’artista.

Maser

Incantevole borgo della marca Trevigiana, Maser sposa storia e natura in modo eccelso, dove ville patrizie si alternano a percorsi naturalistici ed enogastronomici solleticando tutti i sensi.

Passeggiando nel verde delle colline in una rilassatezza rigenerante, sarà possibile vedere ad esempio Villa Barbaro, capolavoro cinquecentesco costruito su progetto di Andrea Palladio e decorato da un ineguagliabile ciclo di affreschi di Paolo Veronese. Interessanti inoltre il vicino Museo delle carrozze e Ca’ Nani, elegante sede del municipio nella cui corte antica si tengono sovente concerti. Arricchiscono il paesaggio Villa Pasina, che domina la campagna con aria solenne, e Villa Pellizzari, famosa per il suo ampio portico a sette arcate. Entrambe seminascoste da pini e cipressi, Villa Querini Villa Fabris, sorprendono per la delicatezza dell’architettura equilibrata ed armoniosa.

Il territorio che circonda Maser si può scoprire a piedi, in mountain-bike o a cavallo. In particolare attorno alla sommità dei colli Sùlder e Collalto sono state riportate in vita le trincee e gli osservatori bellici della Grande Guerra mentre il colle di San Giorgio è un punto privilegiato per attività di birdwatching.

Chi giunge a Maser resterà sorpreso dall’incredibile clima temperato che offre una condizione ideale per tutte le coltivazioni, tra cui l’olivo, la vite e il ciliegio. E in effetti è la ciliegia la vera regina dei prodotti della terra, celebrata nella tradizionale mostra-mercato che si svolge ogni anno a fine maggio.

Portogruaro

Credit Paesi Online

Come gran parte dei luoghi e delle bellezze dell’entroterra veneziano, Portogruaro è un tesoro tutto da scoprire. La cittadina è attraversata dal fiume Lemene ed offre ad ogni angolo scorci interessanti che rivelano somiglianze con la vicina Venezia.
La sua peculiare struttura urbana conserva inalterato l’assetto medievale nel nucleo cittadino e nei suoi antichi edifici mentre le mura duecentesche e i numerosi palazzi in stile gotico italiano e rinascimentale sono affascinanti testimonianze dei diversi momenti storici cha hanno segnato questa città.

Su Piazza della Repubblica si affaccia il trecentesco Palazzo Municipale, considerato il più importante monumento medioevale presente a Portogruaro. A fianco si trova l’elegante pozzetto delle gru, considerato uno dei simboli della città, con due graziose gru bronzee scolpite dal Turchetto. Le due strade principali porticate, Corso Martiri della Libertà e Via Seminario, ospitano tipiche botteghe, caffè e osterie dove gli abitanti della cittadina sono soliti incontrarsi davanti a un buon bicchiere di vino prodotto nella zona di Lison-Pramaggiore.

Da visitare i Molini di Sant’Andrea sul Lemene, il vicino Oratorio della Madonna della Pescheria e i molti edifici religiosi che conservano opere d’arte pregevoli. Tra questi il Duomo che custodisce alcuni dipinti di Palma il Giovane e della sua scuola. Interessante il Museo Nazionale Concordiese che racchiude reperti di epoca romana e paleocristiana provenienti per la maggior parte dalla vicina Concordia Sagittaria. Portogruaro è forte anche di un importante tradizione musicale: ha dato infatti i natali a Luigi Russolo, esponente del futurismo musicale ed ha ospitato Lorenzo Da Ponte, illustre librettista di Mozart.

Tra le manifestazioni più importanti si citano “Terre dei Dogi in Festa“, la rassegna enogastronomica primaverile; il “Festival Internazionale di Musica” organizzato della Fondazione Musicale Santa Cecilia (agosto); la “Fiera di Sant’Andrea“, antica sagra autunnale con un suggestivo mercato delle oche e degli stivali.

Un borgo fortificato sul fiume Lemene, in un’area ricca di torrenti e risorgive, fondato grazie ad una donazione vescovile nel 1140: questa è l’origine di Portogruaro (Venezia), nato come villaggio murato a tutela dei traffici dei pescatori e dei commercianti locali.

Il XII secolo è un momento fondamentale per Portogruaro. Al borgo vengono riconosciuti privilegi e autonomie e il centro viene racchiuso da una cinta muraria che difende i suoi abitanti e sottolinea l’importanza strategica del luogo. Siamo in periodo medievale: molti dei traffici della terraferma avvengono per via fluviale, attraverso percorsi d’acqua che sono ritenuti più sicuri delle insidiose strade interne, e Portogruaro si trova in uno degli snodi principali per i commerci del veneziano.

Non passa molto tempo prima che la Serenissima si accorga dell’importanza del borgo. Nel 1420 Portogruaro entra a far parte dei domini veneziani, conservando molte delle sue autonomie. La cinta muraria viene ulteriormente rafforzata e al suo interno trovano posto nuovi e moderni fondaci, magazzini per lo scambio e lo stoccaggio delle merci.

Oggi Portogruaro mostra numerose tracce del suo passato di centro fortificato, prime tra tutte le tre imponenti porte (porta S. Gottardo, porta S.Agnese, porta S. Giovanni) che permettono l’ingresso al cuore del centro storico.

Venezia

Venezia è una città che si specchia nell’acqua, e l’immagine che restituisce si ritrova impressa negli occhi di chi la guarda. Il viaggiatore, anche solo di passaggio, è rapito dalla bellezza e dalla moltitudine di monumenti e  opere d’arte. Piazza San Marco, cuore pulsante della città, importante complesso urbanistico e architettonico, prende il nome dalla celebre Basilica di San Marco, costruita in stile orientale e sormontata da cinque cupole bizantine. Il vasto spazio si apre da un lato aperto verso la laguna e dagli altri delimitato dall’alto Campanile e dai prestigiosi palazzi storici delle Procuratie Vecchie e Nuove e Palazzo Ducale.

Poco lontano, l’elegante Ponte dei Sospiri è tappa obbligata del romantico giro in gondola che tradizionalmente risale il Canal Grande. Il principale corso d’acqua della città è attraversato anche dal Ponte di Rialto , uno dei luoghi animati dal continuo transito dei turisti. 
Venezia è da a vivere a piedi perdendosi nelle intricate calli, in un sali e scendi di ponti, per scoprirne i tesori della barocca Santa Maria della Salute, delle Gallerie dell’Accademia, che accolgono i capolavori dei pittori veneziani tra il Trecento e il Settecento e della Scuola di San Rocco con lo straordinario ciclo di tele di Tintoretto. 
Ma Venezia è anche arte moderna e contemporanea, come quella che s’incontra nella rinnovata e recuperata Punta della Dogana, oppure all’interno di Palazzo Grassi o nelle avanguardie artistiche esposte durante la Biennale.

Regole comportamentali per visitare Venezia

Un anno a…
– Carnevale (febbraio-marzo)
– Festa del Redentore (terza domenica di luglio)
– Mostra internazionale del Cinema (settembre)
– Biennale di Venezia (varie date)
– Regata Storica (prima domenica di settembre)

Venezia nel piatto
Tradizioni marinare e influenze della speziata cucina orientale confluiscono nella gastronomia veneziana. Insieme a polenta e riso, regna sulla tavola il pesce e le carni bianche (pollo, oca e anatra). Tra le produzioni tutelate a livello europeo merita citare il Radicchio rosso di Chioggia IGP. Nella grande varietà di dolci spiccano i famosi “baicoli”, biscotti secchi, gli “zaleti”, dolcetti a base di uvetta e granoturco ed il “pan dei dogi”, con pinoli, uvetta, cacao, noci e mandorle.

Chioggia

Un tuffo nella magia delle calli, tra i pittoreschi canali San Domenico e Lombardo che rendonoChioggia una piccola Venezia. Di origini romane, questo lembo veneziano si popolò con l’afflusso degli abitanti dell’entroterra veneto fuggiti alle invasioni barbariche.

Il patrimonio architettonico è fatto di case e di ponti, uniche e colorate forme al centro di un habitat lagunare in cui convivono anche gli aspetti naturali da salvaguardare e proteggere. Il vociare cadenzato caratteristico chioggiotto sembra una festa a cielo aperto nelle giornate di mercato, in una commistione di chiacchiere e lavoro.

Il Corso del Popolo, piazza aristocratica e raggiante che Curzio Malaparte definì un grande caffè, è sempre brulicante di gente. Qui spicca la Torre dell’Orologio, ex faro e torre di avvistamento, ora museo che ospita la storia chioggiotta, sulla cui sommità sono visitabili l’orologio astrologico e la cella campanaria. Il Duomo, intitolato a Santa Maria Assunta in cielo, è situato a sud della piazza, tra la porta di Santa Maria o Porta Garibaldi, l’antico ingresso da terra alla città, e la vicina chiesa di S. Martino, che un tempo conservava un polittico attribuito a Paolo Veneziano, ora visibile nel vicino Museo Diocesano.

Nella Pescheria si svolge dal martedì alla domenica, di buon mattino, il caratteristico mercato del pesce che viene rifornito direttamente dai pescatori che rientrano di prima mattina dal mare. Nel Porto di Chioggia si possono ancora ammirare attraccati al molo i “bragozzi”, tipiche imbarcazioni dai colori vivaci. Sopravvive ancora l’antica tradizione del merletto, espressione dell’artigianato locale, grazie alle abilissime ricamatrici che lo lavorano anche a fusello e a tombolo.

La terza settimana di giugno Chioggia respira l’aria dell’epoca medievale, con cortei storici e competizioni tra le antiche contrade, grazie al Palio della Marciliana, mentre in luglio attrae numerosissimi turisti la Sagra del Pesce che celebra i sapori del mare e della laguna. Altro prodotto locale da segnalare è il radicchio di Chioggia IGP con cui si possono preparare svariate ricette gastronomiche.